Fino a una decina di giorni fa la vittoria dell’Ucraina all’Eurovision Song Contest 2022 appariva poco probabile. Gli scommettitori erano tutti concordi nel considerare come vincitori annunciati – ancor prima di leggere la lista completa dei partecipanti: alcune nazioni devono ancora scegliere il proprio rappresentante – i “nostri” Mahmood e Blanco, lanciatissimi dopo la vittoria al Festival di Sanremo con la loro “Brividi”, il cui successo ha raggiunto presto dimensioni internazionali. Poi, mentre la delegazione ucraina dell’Eurovision faceva i conti con il caso Alina, ritiratasi dopo aver vinto il concorso interno, lasciando il posto ai Kalush Orchestra, la crisi tra Ucraina e Russia è precipitata, con le conseguenze che conosciamo. Facendo impennare le quotazioni di Kiev all’Eurovision. Come è possibile?

 

Qualcosa di più che un trionfo del kitsch

Chi conosce la storia dell’Eurovision sa bene che la kermesse continentale, nata in pieno secondo dopoguerra, nel 1956, per celebrare il ritrovato spirito di coesione dei paesi europei, è qualcosa di più che un semplice trionfo del kitsch: qualcuno ha definito l’evento, non a torto, uno specchio per comprendere l’Europa di oggi e i suoi equilibri geopolitici, nonostante negli anni si sia via via allargato anche verso oriente, ammettendo alla gara anche paesi che non fanno parte del Vecchio Continente (dall’Egitto a Israele, passando addirittura per l’Australia, che dal 2015 gareggia per “vicinanza culturale”). Lo sa in fondo anche l’Ebu, l’Unione Europea di Radiodiffusione, l’ente che organizza l’evento, che in un primo momento si era rifiutato di escludere la Russia dall’edizione 2022 sostenendo che l’Eurovision fosse “un evento culturale non politico” (motivo per il quale la Georgia nel 2009 venne esclusa dall’Eurovision di Mosca perché la band Stephane & 3G nel bel mezzo di un’altra crisi che riguardava la Russia, quella con la Georgia appunto, si presentò con un brano che era un chiaro attacco a Putin, “We don’t wanna put in”).

 

L’esclusione della Russia

Alla fine i vertici dell’organizzazione hanno deciso di deppennare Mosca dall’elenco dei partecipanti: “La decisione riflette la preoccupazione che, alla luce della crisi senza precedenti in corso in Ucraina, l’inclusione di un partecipante russo possa portare discredito alla manifestazione – hanno fatto sapere in una nota – l’Ebu è un’associazione di emittenti apolitica impegnate a sostenere i valori del servizio pubblico. Restiamo impegnati a proteggere i valori di un concorso culturale che promuove lo scambio e la comprensione internazionale, riunisce il pubblico, celebra la diversità attraverso la musica e unisce l’Europa su un unico palco”.

 

Il tutto mentre i tre componenti della band ucraina dei Kalush Orchestra, che a maggio dovrebbero portare la bandiera gialloblu sul palco del PalaAlpitour di Torino, annunciavano la decisione di .arruolarsi nell’esercito di Kiev, che in questi giorni drammatici sta difendendo l’Ucraina dall’invasione russa.